L'AQUILA - "Sono tutti morti". E' drammatico l'audio della telefonata che certifica, purtroppo, la tragedia dell'elisoccorso del 118 precipitato un anno fa su Monte Cefalone, dopo aver soccorso uno sciatore a Campo Felice. Così come è drammatico il crescendo che emerge dalle conversazioni: dalla segnalazione dell'infortunio alla testimonianza che segnala "un rumore strano", dai contatti persi alle operazioni di soccorso. Un documento che aiuta a comprendere meglio una pagina nerissima e dolorosa.
Ieri il sole ha voluto regalare una bella giornata. Un anno fa il meteo con nebbia e bufera in atto aveva fatto pensare al finimondo. Ieri in tanti hanno riflettuto a questo particolare immaginando per un attimo di poter tornare al 24 gennaio del 2017 per sperare in una giornata senza problemi meteo che hanno invece provocato la morte dei cinque angeli del soccorso e del ferito che stavano trasportando in ospedale. Ecco la ricostruzione di quanto accaduto in quella tragica mattinata, come hanno rimesso insieme i tasselli i carabinieri del Reparto operativo (diretti dal tenente colonnello Cosimo Petese) e l'esperto mondiale di elicotteri, Stefano Benassi, chiamato dal sostituto procuratore dell'Aquila, Simonetta Ciccarelli a rispondere sul perché di quella tragedia. Due delle vittime, Davide De Carolis e Valter Bucci, avevano partecipato ai primissimi soccorsi nella tragedia di Rigopiano.
ORE 10.58 Tutto ha inizio con la telefonata alle 10.58 alla centrale del 118 del medico Giampiero Purificati in servizio presso gli impianti di Campo Felice: c'è una tibia rotta. Di contro il medico: "Com'è il tempo sopra dottore?". Purificati risponde: "Eh... è leggermente... migliore degli altri giorni, insomma ci si vede, pare che ci si vede. Ancora l'operatore del 118; Che dici, proviamo con l'elicottero?". Ancora Purificati: "Eh... eh proviamo, dai". Alle 10.59 viene avvertito il pilota Gianmarco Zavoli, che risponde: "Vediamo se riusciamo a passare". Il medico di 118 replica: "Ma lui (Purificati, ndr) mi ha detto che è molto meglio la visibilità rispetto agli altri giorni... speriamo bene...". Il pilota si è alzato in volo nonostante l'assenza di un bollettino meteorologico sulle condizioni meteorologiche del luogo dell'intervento e secondo la ricostruzione fatta dagli esperti la stessa richiesta di intervento da parte del medico non ha aiutato chi doveva decidere sul mezzo da inviare visto che non era stato fatto presente che due impianti di sci erano stati chiusi proprio per la presenza di nebbia.
ORE 11.28 Alle 11.28 Loris Fucetola (istruttore di sci da fondo che si trovava a Campo Felice) telefona per primo alla centrale operativa per chiedere "se tutto andava bene" perché aveva visto passare l'elicottero però poi "aveva sentito un rumore strano del motore". "C'è nebbia, tutto a posto?".
La centrale subito dopo contatta Purificati il quale conferma che l'elicottero aveva caricato il ferito già da dieci minuti, e alla domanda se l'elicottero si riusciva a vedere, Purificati risponde: "Qua ci sta una nebbia che non ti dico". Si susseguono da parte della centrale del 118, diverse chiamate via radio e sui cellulari di servizio dei 5 membri dell'equipaggio senza ricevere risposta. Intorno alle 11.30 arriva la conferma che alcune stazioni di rilevamento allarmi satellitari sugli aeromobili, hanno captato il segnale di crash dell'elicottero del 118.
Nella ricostruzione computerizzata fatta dell'incidente dall'esperto Benassi si vede un tentativo fallito da parte del pilota di procedere verso la strada di ritorno. L'elicottero fa una manovra come se volesse tornare verso gli impianti di sci (il tecnico di volo Mario Matrella parlando con il pilota Zavoli gli accenna se vuole atterrare, ma il pilota lo rassicura) poi riprende la direzione dell'ospedale. L'elicottero entra in un banco di nebbia. Senza affidarsi al volo strumentale, un minuto circa prima dello schianto, Zavoli compie una serie di manovre che secondo l'esperto Benassi va a incidere sulla parte vestibolare del pilota (il sistema uditivo, fondamentale per l'equilibrio e l'orientamento) che viene ulteriormente disorientato. Poi lo schianto frontale contro il costone della montagna che fa ruotare il velivolo di 180 gradi prima di adagiarsi sul pendio innevato.